Shart Jazz Quintet āĻ un gruppo stimolante per progettualitā e variegatezza d'espressione: il pianista e compositore Giovanni Fugazza ha ideato brani in cui la parte scritta āĻ qualcosa di pių di una semplice cornice e arriva a creare dei percorsi sonori cangianti, ricchi di suggestione e in cui l'imprevisto āĻ dietro l'angolo, potendo contare su un organico, il quintetto, timbricamente sfaccettato (vi sono brani in cui fanno la loro apparizione anche melodica e fagotto) e che dā prova di un affiatamento e di una carica espressiva che muta con efficacia in relazione ai contesti ed anche all'interno del medesimo brano. E' una proposta, la loro, di contaminazione: strumenti con ritmiche coinvolgenti e moderne, in un divenire e con uno spettro di "avveniment" ampio e curato. La tranquilla descrittivitā della melodica, inframezzata da chitarra e piano, di "Shart" ci guida al solo di Barzaghi (Chitarra), che sa mediare brillantemente tra incisivitā di timbro e fervido lirismo espressivo. Il lieve, ma deciso pulsare ritmico d'insieme apre "Ghenta", dove il soprano si libra gradualmente in solo, meditato etereamente evecativo, e, dopo un obbligato guidato dalla chitarra, Gherlone (basso elettrico) aggiunge con perizia soffuse sequenze. Uno scenario comunicativo e festoso caratterizza "Running", in cui trova spazio un frastagliato intervento on drums di Buelli, un cristallino intermezzo pianistico e un bel passaggio all'unisono alto sax- chitarra di un certo impatto, che anticipa un momento di jazz tout court, con il dinamico e serrato, senza perdere in nitidezza e dal continuo, coerente sviluppo, solo di Fugazza e la ponderata scioltezza delle riflessioni di Gelmi al sax alto. La sognante e atarassica atmosfera di "Noventitre", vero "Magic moment", āĻ impreziosita da brevi contributi solistici, mentre āĻ un singolare intervento del fagotto che ci conduce a "Bike circle", ricca di variazioni, fino a sfociare nelle ispirate, quasi incantatorie e crescenti d'intensitā , digressioni al sax soprano di Gelmi; invece teso e pieno di slancio nei suoi affondi e in perfetta sintonia con i cambi ritimici di base āĻ il chitarrismo di Barzaghi. "Musing" con la melodica e il piano-solo sanno richiamare alla mente sereni, solatii paesaggi, ma... il cambiamento āĻ nell'aria: l'atmosfera si accende e sbocca nell'elastica discorsivitā di Gherlone e prima che il brano si chiuda nuove immagini sonore appaiono all'orizzonte, con Barzaghi in evidenza. Piano e sax soprano, in successione, danno il via a "Interferenze", che sboccia nel disegno creativo del piano, ben articolato nella concatenata giustapposizione di ideazioni improvvisamente diverse che ravvivano continuamente il fraseggio: scie di, sognante e tagliente insieme, musicalitā caratterizzano il solo di Barzaghi, mentre Gelmi crea con tenue finezza vedute seleniche. Di un certo spessore la conclusiva "Cono d'ombra", risolta in duo, per piano e sax soprano, con il pregiato, laconico, notturno intimismo di Fugazza e la meditata sensibilitā e ricchezza d'espressione di Gelmi, tassello di prestigio ad un "panta rei" ben assemblato. (Giordano Selini)
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