Stella by Starlight è un inedito del 1970-1971 di nuovo in quintetto senza Piana, ma con Cuppini alla batteria e Angel "Pocho" Gatti al posto di Sellani. Gatti era un argentino nato nel 1930, arrivato in Italia dopo aver lavorato negli USA, dove aveva lavorato con Frank Sinatra, Sarah Vaughan e Nat "King" Cole. I brani che ascoltiamo sono di grande interesse e mostrano come le capacità creative dei due leader non si fossero annacquate. L'apertura spetta a "Eighty One," brano fra i più celebrati del secondo quintetto di Davis, con Valdambrini a esplorare ciò che si sarebbe poi chiamato suonare inside-outside (dentro e fuori gli accordi), mentre Basso alterna disegni melodici aerei alla manipolazione di piccoli frammenti melodici. Il trombettista mostra il suo interesse per l'arte di Davis anche nelle composizioni, sempre molto belle, con una nota particolare per "Conseguenza". "Sweet Little May" di Jimmy Garrison e "Ricorda Me" di Valdambrini risultano ancor più interessanti, in quanto mostrano la totale padronanza del linguaggio di Ornette Coleman e Don Cherry da parte di tutti i membri del quintetto. Viene da pensare a quanta minor competenza in materia di free jazz aveva la media dei contemporanei maestri "creativi" italiani. "Donna Lu" ripropone il brano "sigla" di Basso in un arrangiamento diverso da quello di Exciting 6 e fornisce un ulteriore modo per apprezzare l'evoluzione continua del sassofonista. (Curioso come questo brano appaia qui intestato ad Attilio Donadio, ma in Steppin' Out nel 2007 lo stesso tema porta il titolo "Mr. G.B." e come compositori Basso e Fulvio Albano).
Con Stella by Starlight si chiude questa prima serie dedicata alla più longeva formazione del jazz italiano, con tanti dischi ancora da ristampare e molti inediti da scoprire. Speriamo che la Dejavu ottenga l'attenzione meritata e non solo in Giappone, in modo da pubblicare altri dischi di Gianni Basso e Oscar Valdambrini |