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.....Buone notizie (CD) | Mask | MK706

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Categoria:  colonne sonore originali

 

Compositore: - Ennio Morricone

 

 

-

Prezzo: € 18

Disponibile

Formato: CD Audio

-

Acquista:

Acquista

 

 

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO:

TRAMA DEL FILM L'anonimo funzionario di una società televisiva romana (Giancarlo Giannini), trascorre tutte le sue ore lavorative, guardando ora l'uno e ora l'altro, i sei televisori installati nel suo ufficio, che trasmettono soltanto notizie di disgrazie varie e di attentati. Questo funzionario, sposato con una insegnante di nome Fedora (Angela Molina) oltre alla triste visione giornaliera dei sei televisori, è afflitto anche da un altro problema: il suo scarso successo con le donne. Un giorno ritrova per caso un suo vecchio amico di nome Gualtiero Milano (Paolo Bonacelli) che non vedeva da quindici anni il quale gli confida una sua convinzione: quella di avere sempre alle calcagna dei misteriosi nemici decisi ad ucciderlo. L'incontro con la moglie di Gualtiero di nome Ada (Aurore Clement), convince l'anonimo funzionario che Gualtiero è pazzo e che dovrebbe essere mandato in una clinica specializzata per le malattie nervose per essere curato. Il funzionario dopo aver intrecciato una relazione con la moglie di Gualtiero, riesce a convincere l'amico, a farsi ricoverare, ma ironia della sorte, è proprio dentro la clinica che Gualtiero viene ucciso e la polizia non riesce a scoprire nulla di misterioso. RECENSIONE MUSICALE La colonna musicale del film composta e diretta dal M° Ennio Morricone, è come tutte le altre colonne sonore di films composte dal Maestro, di una intensità tale, che riesce a coinvolgere lo spettatore nella storia filmica, lo avvince e lo rende partecipe di tutte le situazioni che via, via si avvicendano dalla prima all'ultima inquadratura del film. D'altronde il M° Morricone non è nuovo in questo genere di magia musicale, se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo andare nei ricordi sentiamo ancora le note di: "C'era una volta il West....", "Metti una sera a cena", "Canone inverso", "Gli intoccabili", "Il deserto dei tartari", "H2S", "La leggenda del pianista sull'Oceano", ecc. ecc. Cos'altro si può dire di un personaggio così validamente importante? Ha vinto persino il premio Nobel per la musica!!!! RECENSIONI DELLA CRITICA Nella sua livida cupezza e nel suo tetro umorismo, vuol essere una riflessione sulla società dello spettacolo in cui la vita – e la realtà – è annullata nel simulare sé stessa. Film fallito in cui lo sbriciolamento della narrazione tradizionale diventa sbriciolamento delle idee. Tra i personaggi-maschere si salvano Bonacelli e la Colli. Una commedia, un grottesco, una pantomima metaforica: insomma; uno sfogo. Petri non è di quelli che fuggono davanti ai propri problemi, li adopera come sa, secondo le circostanze. Agisce in quello stretto spazio che separa la realtà dalla rivolta morale, il mistero dall'indignazione. Talvolta, nelle punte più alte e spettacolari, ne esce una specie di espressionismo che stravolge i fatti nel sogghigno (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo). E adesso? Il disordine, il mistero, il sogghigno si ritorcono contro l'autore, la metafora diventa rarefatta eppure chiarissima, lo spettacolo un divertimento privato, pungente e insieme perplesso. » "Il senso della morte era un'ossessione. In certi momenti il sentimento della morte era così forte che non riuscivo più a mangiare e a dormire". Per un regista come Elio Petri, personalità poliedrica e complessa, difficilmente liquidabile come un semplice "regista" di film, le ossessioni personali, le disillusioni verso un mondo che stenta a riconoscere e a riconoscerlo, prendono forma attraverso concetti scritti in ordine sparso come fossero degli appunti: la paura della morte, la depressione latente, e le perplessità di fronte a una realtà storica che ha tradito le aspettative rivoluzionarie, si condensano in un magma difficilmente penetrabile, così che solo l'abbandono ad una sgradevolezza programmata può dare e dargli quelle risposte tanto agognate. "Per fare un film bisogna avere, oggi molta follia e molto amore per il cinema. E questo è probabilmente l'unico aspetto positivo della faccenda". Nell'ultimo periodo della sua vita (verrà stroncato da un tumore all'età di 53 anni il 10 novembre 1982), il regista, si trova stretto in un vicolo cieco in cui le pareti dell'incomunicabilità da un lato e della paura della morte dall'altro, stritolano la sua ispirazione facendo emergere solo il malessere e la sofferenza dell'artista. Ecco allora che il cinema deve prendere strade diverse: non più metafora ma analisi esistenziale, non più dinamismo della messa in scena ma staticità (debordante del primo piano), non più ricerca del successo ma riflessione disordinata e ghignante su uno spettacolo privato, come è quello della vita di coppia. Il film Buone notizie, o meglio, come recita il titolo alternativo, La personalità della vittima, diretto nel 1979 è un film-testamento, in cui malattia, depressione, senso di inadeguatezza e paura della morte, si sovrappongono e si traslano, passando dalla mente dell'autore alla pellicola impressionata. L'insuccesso e le feroci critiche dei colleghi durante le Giornate del Cinema Veneziano del 1973, provocano in Petri una profonda disillusione verso le potenzialità espressive e comunicative del mezzo cinematografico, portandolo all'esasperazione del pessimismo (da sempre presente nel suo cinema) e ad una visione della realtà sempre più astratta e metafisica in cui l'unica risposta possibile sembra essere quella dell'abbandono alla follia. Questa ricerca trova compimento nel film Buone notizie in cui attraverso un umorismo macabro e mortifero, una recitazione nevrotica e sovraeccitata ed un'esasperazione cromatica e pittorica, il regista tende a raffigurare la condizione assurda dell'essere umano, imprigionato nella gabbia del benessere e anestetizzato nei sentimenti. La nevrosi sessuale, la ritrosia verso la responsabilità, l'assuefazione alla violenza e la ricerca di un comportamento infantile, convivono in un paesaggio urbano sommerso dalla sporcizia, squassato dall'urlo delle sirene, percorso da un'infinità di schermi televisivi, dando vita ad una apologo sociale e morale sul processo, irreversibile, di autodistruzione che ha contaminato la società. Le "buone notizie" del titolo, sono evidentemente la cornice ghignante e stridente in cui è raffigurato il cittadino-medio: notizie di morte, di attentati, di allarmi bomba, di animali morti a causa dell'inquinamento; immagini di funerali, di cadaveri, di animali sgozzati e dei bambini del Biafra; racconti di violenze politiche, familiari e sociali, espresse tutte e indifferentemente dal volto sorridente della presentatrice del telegiornale. . Il protagonista è senza nome, perché è un archetipo, un cittadino comune, uno oscuro funzionario televisivo, di cui non si capisce, neanche troppo bene quale sia il suo compito: un uomo seduto davanti ai suoi televisori, che a fatica mantiene la sua autonomia di robot professionale, ma anche un dipendente confuso, intriso di paure (del buio, del sesso), alla costante ricerca di un angolo di tranquillità (rappresentato dal tramonto). Un uomo, ossessionato dal tempo che passa e terrorizzato dalla possibilità di morire, evocata sin dalle prime inquadrature, quando durante il black-out dice: "Guarda qua, sembra una tomba, un sepolcro...". Nel suo ufficio sulla parete di destra c'è Guernica, il quadro di Pablo Picasso simbolo dell'orrore provocato dalla guerra, ma egli è vittima-colpevole di una società che si autodivora, senza lasciare più spazio né ai sentimenti né alle relazioni umane, ecco perché, ritiene pazzo, l'amico Gualtiero, che ripresentandosi dopo quindici anni gli confessa che qualcuno vuole ucciderlo. Senza cercare di capire le ragioni di questa sua preoccupazione egli opta tacitamente per la scelta decisa dalla moglie: Gualtiero è pazzo, dunque bisogna rinchiuderlo in una clinica. Il funzionario abbozza una relazione con la moglie di Gualtiero, destinata a naufragare in un amplesso incompiuto a causa dei pensieri che animano entrambi: il giudizio ("ma guarda cosa sta facendo questa troia") e l'ossessione per il corpo pulito e perfetto ("avrà il tartaro sui denti, guarda quanti peli ha nel naso", dice lei), sono i prodotti derivativi della pubblicità che annullano e cancellano la passione così come l'ebbrezza del tradimento. Tutto ormai è diventato troppo asettico per essere comprensibile, anche nei rapporti privati, in attesa della puntuale (forse evocata) "buona notizia": Gualtiero è morto e il telegiornale mostra la ricostruzione dell'ipotetico percorso dell'assassino. Il finale del film, è ancora pieno di domande, che compaiono sotto forma di biglietti, contenuti in una busta. Forse l'unica risposta possibile è quella della follia di Gualtiero, un romantico capace di coinvolgere l'amico in un valzer improvvisato e scoordinato (in una scena struggente e malinconica) ballato sull'orlo dell'abisso, mentre in una frase sintetica e profonda afferma la verità che più nessuno vuole sentire: "Noi crediamo di continuare a ballare, invece strisciamo... come vermi". Buone notizie, film-testamento di Elio Petri, contiene città sommerse dalla spazzatura, una volgarità dilagante ed esibita, un susseguirsi di episodi di cronaca nera, l'acuirsi dell'insicurezza delle persone, i continui allarmi-bomba (con cui viene puntualmente evacuato il palazzo della tv), una famiglia disgregata e assente, l'incomunicabilità eletta a sistema di vita, la ricostruzione televisiva di fatti di sangue: sembra girato in questi giorni, in realtà Petri, come tutti i grandi aveva già capito tutto prima che tutto accadesse. Buone notizie è un film dimenticato, sottovalutato e maltrattato dalla critica, irreperibile (se non per una vecchia registrazione satellitare), appartiene di diritto a quelle opere in grado di dividere il pubblico, di suscitare il dibattito, di interrogare (criticamente) lo spettatore. Un cinema, rischioso e provocatorio, di cui ci sarebbe assoluto bisogno, compresso in un film che ad una prima visione può sembrare approssimativo e sovraeccitato, ma che in realtà è una delle più lucide analisi di una società al collasso, mentre l'asfissia si sta ancora diffondendo. Stefano Reggiani Una commedia, un grottesco, una pantomima metaforica: insomma; uno sfogo. Petri non è di quelli che fuggono davanti ai propri problemi, li adopera come sa, secondo le circostanze. Agisce in quello stretto spazio che separa la realtà dalla rivolta morale, il mistero dall'indignazione. Talvolta, nelle punte più alte e spettacolari, ne esce una specie di espressionismo che stravolge i fatti nel sogghigno (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo). E adesso? Il disordine, il mistero, il sogghigno si ritorcono contro l'autore, la metafora diventa rarefatta eppure chiarissima, lo spettacolo un divertimento privato, pungente e insieme perplesso. Le buone notizie sono l'irridente cortina che circonda il buon cittadino: sono notizie cattivissime, torbide e violente, ma quasi frigide e distanti nella loro cocciuta ripetizione. Il buon cittadino viene sconfitto nella voglia di capire che cosa succede; il buon maschio viene vinto perfino nella voglia di amare, di sesso e di possesso. Giancarlo Giannini fa il funzionario della televisione, il suo compito è di controllare una lunga serie di teleschermi che raccolgono le notizie di tutto il mondo, soprattutto atti terroristici, stragi, esequie, vuoti discorsi, rappresaglie sanguinose. Giannini sta davanti ai televisori come un signore distratto, apparentemente imperturbabile, ma sta rimuginando. Si chiede se, dopo aver rinunciato a capire il mondo, potrà almeno capire che cosa gli accade come privato. Chiama l'impiegata Ombretta Colli e si tira giù i pantaloni. Le dice: «Senti, ti sembro normale?» La Colli ride con quella faccia da impiegata sporcacciona: «Non c'è male, ma non sperare di venire a letto con me». E con chi allora? La moglie Angela Melina è dedita per frustrazione agli esercizi ginnici, l'amica di lei diventa una conquista sempre sfuggente. Un compagno d'infanzia che ha qualche morbido soffio omosessuale, esce dalle nebbie del passato per venire a confessarsi con Giannini, tra un allarme e l'altro nella sede della tv («Uscite, c'è una bomba»). Nello scenario realistico di una Roma assolutamente colma di sacchi di immondizie l'amico Paolo Bonacelli gli dice: «Qualcuno vuole uccidermi». Figurarsi, deve essere pazzo, bisogna ricoverarlo in clinica. Giannini coopera con la moglie di Bonacelli, Aurore Clément, per internare l'amico con mania di persecuzione e visioni omicide. Dopo un fallito esperimento di seduzione di Aurore su Giannini («Sono normale?») giunge la puntuale buona notizia: Bonacelli è stato assassinato in clinica dai suoi misteriosi persecutori. Ma allora l'incomprensibilità s'è inserita anche nei rapporti privati? Certamente, perché arriva un'altra buona notizia: il Bonacelli assassinato era l'amante della moglie di Giannini. Seduto davanti ai suoi televisori Giannini cerca di riprendere la sua autonomia di robot professionale e intanto apre con finta indifferenza il testamento di Bonacelli, la spiegazione differita del mistero. Ma nella busta non c'è nulla. Se tutto fosse chiaro, saremmo al punto di Giannini, testimone di cose che rifiuta, protagonista di fatti che non capisce? Buone notizie è l'opera più sincera di Petri. Ma appunto la sincerità fa groppo, lo stile ne risulta scandito in fragili frammenti, in sogghigni autonomi, in risate esitanti e velate (ma giustamente). A Petri non interessava la lingua, quanto la parola da salvare, almeno la parola per dirci il nostro stato di isolamento umano e di pericolo. Si segnalano le scene emblematiche: Giannini che danza con Bonacelli; Giannini col libro e con la moglie a letto; Giannini aggredito da Aurore Clément; Giannini nello sporco di Roma; Giann" tra i biglietti dell'assassinato, che non significano nulla, come oggi tanti biglietti e tanti messaggi correnti. Da La Stampa, 27 gennaio 1983

 

 

 

-
pellicola

Buone notizie

   

Aka:

-

   

Genere:

- Commedia

Musiche:

- Ennio Morricone

Regista:

- Elio Petri

Attori:

- Giancarlo Giannini - Paolo Bonacelli - Angela Molina - Aurore Clement

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